giovedì 7 novembre 2013

La masnà - Raffaella Romagnolo


Piemme, 2013. 


Bella davvero, la storia di tre donne piemontesi, nonna made e figlia,  dentro e fuori dalla Casa dei Francesi, una casa colonica a forma di L dentro la quale si nascondono cattiverie, segreti e pace sempre in bilico.
Il tono è antiepico, dimesso, teso a dimostrare la grandezza delle storie minime. Il contesto storico, dal dopoguerra  agli anni '90, è evocato con tratti leggeri che non appesantiscono la narrazione ma la rendono subito più realistica. Particolare attenzione è data alla condizione femminile, con un occhio alle donne che restano masnà, bambine in dialetto piemontese, finché la vita non le mette alla prova facendo emergere le loro capacità. Ho apprezzato molto la descrizione del mondo contadino, narrato senza idealizzazioni romantiche né forzature da romanzo di denuncia: la vita  di chi lavora in campagna è narrata nelle sue durezze e nei suoi momenti di pace, con realismo e un velo di poesia.


 La storia è abbastanza lineare nella narrazione di tre vite non eccezionali ma dense di piccoli avvenimenti che portano, forse, a una presa di coscienza di Sé, ma la trama è raffinata e complessa, con un uso attento dei piani temporali e una grande capacità di scrittura.
 Il linguaggio è curatissimo ed empatico con i personaggi, un continuo slittare di punti di vista delle tre protagoniste che ricostruiscono storie contadine e proletarie, fatica e soprusi, grandi sacrifici e illusorie soddisfazioni. Gli inserti in dialetto piemontesi sono brevi ma frequenti, e danno ritmo ed efficacia al continuo flusso dei pensieri. Anche se non si capiscono tutte le parole (forse sarebbe stato opportuno un piccolo glossario per chi ha poca pazienza con l'interpretazione) il tono è chiaro, ed è quello che conta. 

Ancora, a differenza di  altri romanzi corali in cui la trama soffoca lo sviluppo dei caratteri (mi viene in mente Mille anni che sono qui di Mariolina Venezia, che pure, per altri motivi, ho amato molto), qui i personaggi sono strutturati molto bene. Gli uomini sono tutti meschini per motivi diversi - ma non manca qualche sorpresa - , le donne sono più forti di quanto esse stesse credano.  La trama compie dei giri complessi e architettati con cura, lasciando a mio avviso un dettaglio nascosto consapevolmente nelle pieghe della trama. Bella prova per l'autrice.

* Da leggere perché:
- è un affresco della storia d'Italia attraverso la storia dal basso
- non racconta storie grandiose e improbabili ma storia ordinarie rese epiche dallo sguardo dell'autrice quando uno sa scrivere succede così)
- ha giri di trama sorprendenti ma lascia un velo di non detto *

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